Non so dire se Sauro Tomà sia un nome conosciuto da tutto il popolo granata.

Lo spero.

È stato uno dei giocatori del Grande Torino, l’ultimo vivente; ieri ci ha lasciato anche lui, a poca distanza dal Mondo.

Acquistato da Ferruccio Novo per fare da sostituto a Maroso, grande difensore dal fisico problematico, ha partecipato e vinto due campionati con i Miti.

Sauro Tomà non era solo una riserva, era un signor giocatore, che Novo ha voluto al Toro dando in contropartita ben 5 giocatori.

Ho avuto la speciale fortuna di conoscerlo, già in età avanzata. Bella persona, fiero di avere giocato nel Toro, non si considerava uno dei leggendari ma orgoglioso di aver fatto parte di quella squadra. L’ho conosciuto in occasione dell’inaugurazione di un club dedicato ad Alessandro Rosina, qualche anno fa.

Rosina ha parlato, un poco timido, 5 minuti, mentre comparivano, alle sue spalle, immagini in bianco nero del Grande Torino. In silenzio Tomà si è alzato, Rosina rispettosamente lo ha presentato e da quell’istante è esistito solo il Grande Torino e lui, Tomà. Il pubblico ha ascoltato rapito, affascinato dalle immagini e dalle frasi, poche e ripetute, di quell’uomo normale che raccontava di Toro, non di se’ stesso, e si commuoveva ai ricordi e alle immagini.

“Sono vivo perché Nordhal mi ha fracassato un ginocchio, diceva, non son potuto partire per Lisbona ma non ho mai accettato di avere perso tutti loro, i miei compagni. Tutti i giorni mi alzo e li saluto, uno per uno, guardando le loro foto nella stanza che ho dedicato e penso perché il destino ha voluto così, perché mi ha lasciato questo peso, enorme”.

Sauro Tomà non ha resistito al dopo Superga, un campionato nella squadra che tentava di rinascere e poi via, lontano da quei luoghi ormai privi del loro significato ma non dei ricordi che non lo hanno mai abbandonato.

Quella sera ho visto il Grande Torino attraverso le immagini proiettate con gli occhi di Sauro.

Indimenticabile.

Ora è in viaggio per raggiungerli. Un abbraccio sincero.

I Fratelli Granata.

Giorgio

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